La festa dello yogurt di Drepung: Il significato, ormai, è poco religioso
- La Bottega Del Tibet
- 14 ago
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Ogni estate, quando l’aria di Lhasa diventa tiepida e i monaci escono dal loro ritiro estivo, la collina del monastero di Drepung si colora di bandiere e di volti turistici.
È il Sho‑ton, letteralmente “banchetto dello yogurt”, chiamato in Occidente festa dello yogurt. La celebrazione inizia prima dell’alba con la *grande inaugurazione*: centinaia di monaci srotolano sulla collina dietro il monastero una gigantesca *tangka* (dipinto sacro) alta circa 30 metri e larga 20. Migliaia di pellegrini accorrono per venerare l’immagine del Buddha ( ... ricordiamo che le immagini di HH Dalai Lama sono vietate ora in Tibet) – gettando sciarpe di seta bianca (ḥadà) e pregando per la pace e la prosperità. In quello stesso giorno si scioglie il ritiro estivo dei monaci; per tradizione i laici offrono yogurt fresco, un gesto che dà il nome al festival.

Origini: dall’offerta di yogurt al grande festival
Le origini dello Sho‑ton affondano nell’XI secolo, quando i monaci tibetani trascorrevano i mesi estivi in clausura e preghiera. Alla fine di questo periodo, durato tradizionalmente cento giorni, la gente comune donava yogurt ai monaci per ringraziarli della loro compassione. L’usanza è divenuta talmente popolare che il festival prende il nome di “yogurt banchetto” (dal tibetano *sho* = yogurt e *ton* = banchetto). Nel XVII secolo, a Drepung si tenne la prima celebrazione ufficiale con lo srotolamento del grande *tangka*; da allora la festa si è trasformata in un evento ricco di arte e cultura, con spettacoli di "opera tibetana (lhamo), danze e musiche nei giardini del Norbulingka, l’ex palazzo estivo del Dalai Lama - (il tutto controllato dalle rigide autorità cinesi).
Il legame con lo yogurt è rimasto centrale: oltre all’offerta ai monaci, durante la festa si assaggia yogurt di yak aromatizzato con frutta secca e miele. I festeggiamenti durano circa una settimana; il primo giorno è dedicato allo svelamento della *tangka*, mentre dal secondo giorno il Norbulingka e altri parchi di Lhasa ospitano le compagnie itineranti dell’opera lhamo. Nei secoli la festa si è arricchita di corse di cavalli, mercati artigianali e picnic collettivi, ma la struttura religiosa rimane invariata.

La tradizione del monastero di Drepung
Drepung è uno dei tre grandi “scuole” della scuola gelugpa (insieme a Sera e Ganden). Qui la festa assume un carattere maestoso: all’alba del primo giorno, un corteo di monaci trasporta la *tangka* lungo il sentiero che sale sulla collina di Gambo Utse. Il suono dei corni tibetani accompagna la salita; un monaco anziano guida la processione con una ḥadà gialla, simbolo di buona fortuna. Una volta arrivati alla piattaforma, la *tangka* viene srotolata davanti ai fedeli, che toccano il dipinto con la fronte o con le proprie sciarpe per ricevere benedizioni. Il monastero espone a rotazione due *tangke* particolarmente venerati: una raffigurante Sakyamuni Buddha e l’altra Jampa (Maitreya). Lo svelamento è considerato una cerimonia di purificazione che inaugura l’anno agricolo e porta fortuna alla comunità.

Dopo la cerimonia, i monaci offrono dibattiti filosofici e insegnamenti, mentre i laici organizzano banchetti, ballano e ascoltano lhamo nei parchi della città. A Norbulingka le compagnie teatrali danno vita a rappresentazioni che durano tutto il giorno, ripercorrendo leggende, epiche e storie buddiste; il teatro lhamo, antichissima forma scenica tibetana, intreccia canto, danza e recitazione.
Il significato, ormai, è poco religioso.
Sebbene oggi lo Sho‑ton sia una festa popolare, le radici restano profondamente religiose (l'evento è cambiato toalmente dopo l'invasione cinese). La clausura estiva dei monaci risponde al precetto buddista di non‑violenza; i monaci si isolano per non calpestare gli insetti risvegliati dal caldo. L’offerta di yogurt da parte dei laici è un modo per ringraziarli della loro compassione e per partecipare al merito accumulato attraverso la meditazione e l’osservanza delle regole. Lo svelamento della *tangka* permette ai fedeli di “vedere il Buddha” e di ricevere benedizioni; la vista della grande immagine è considerata un atto virtuoso che purifica le negatività e assicura prosperità. Il festival incarna quindi l’incontro fra la vita monastica e la società laica, un momento in cui la spiritualità si manifesta nel mondo con gioia e gratitudine.
Le opere lhamo raccontano episodi della vita dei santi, dei re e delle divinità, educando il pubblico alla morale buddista e alla storia del paese, una storia che però, è stata riscritta dopo l'occupazione cinese nel 1959. Le danze, i canti e le maschere usate durante gli spettacoli ricordano antichi rituali e leggende, mentre i pellegrini che offrono yogurt rinnovano un legame secolare fra monaci e comunità.

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